di Rosario Viotti
Goccia dopo goccia, scivolando sui rami quasi spogli e sui tetti, per poi cadere e formare nuove pozzanghere sul terreno, sulle foglie che marcivano nel fango, sulle strade. Ogni cosa aveva un aspetto diverso. Tutto pareva più cupo, come il cielo.
Sasha amava la pioggia. Sarebbe rimasta per ore davanti a quella finestra, mentre nel camino scoppiettavano allegramente le braci e nella stanza le tenebre erano più fitte. Si sentiva al sicuro, protetta. Una sedia davanti al camino, una tazza di cioccolata calda e uno dei suoi libri preferiti, mentre fuori infuriava la tempesta: e allora lei chiudeva gli occhi, lasciandosi cullare dall’incanto del momento, e la sua mente vagava in un mondo primordiale fatto di foreste sterminate, paludi maleodoranti, paurosi labirinti e castelli di re senza nome. Un mondo popolato non solo da eroici cavalieri e principesse da salvare, ma anche da mostri orribili, orchi, fantasmi e altre creature spaventose. Eppure quel mondo le era così familiare, così ospitale. Ben diverso dalla grigia realtà che la opprimeva ogni giorno.
La gente del paese aveva paura di quella vecchia casa. Si parlava di strane ombre alle finestre, luci, rumori e altri fatti inspiegabili. Per questo nessuno ci entrava mai, e nemmeno ci si avvicinava.
Nessuno, tranne Sasha.
Quella era la sua casa. Non aveva paura dei suoi angoli bui, delle scale che scricchiolavano, delle porte che cigolavano. Non aveva paura dei suoni lugubri che portava il vento, così simili ai lamenti dei dannati dell’inferno così come se li era immaginati da piccola. Quella casa, fatta di tenebre e ricordi, era parte di lei. Il suo lavoro di domestica non le concedeva molto tempo libero, ma lei non avrebbe mai permesso a degli intrusi di profanare quel silenzio.
Dopo un attimo tornò a sedersi e si accorse che stava sorridendo. Non c’erano fantasmi in quella vecchia casa, ma avrebbe lasciato credere ai paesani quello che volevano. Era come un gioco, in fondo: si sentiva la protagonista di una delle storie di mistero che tanto le piacevano. Un gioco di cui lei sola conosceva il segreto.